Il 95% degli e-commerce hanno errori nei propri gateway di pagamento

More Online Fraud And Data Loss In Retail

Secondo uno studio preparato da Stripe, la quasi totalità degli e-commerce contengono errori nei propri gateway di pagamento.

Il rapporto “The state of checkouts in 2022”, a cura di Stripe, esplora la situazione attuale delle cose nel mondo degli e-commerce, prendendo a campione 1.600 siti web e raccogliendo le opinioni sulle preferenze di acquisto di 1.600 consumatori.

La realtà degli e-commerce

Il dato forse più impressionante del rapporto è il 95% di piattaforme di e-commerce con 5 o più errori nei propri gateway di pagamento. Relativamente alle opinioni espresse dai consumatori, il 60% di questi afferma di non essere portati a completare il processo di acquisto se questo dovesse richiedere più di 2 minuti. Purtroppo, sembra che la durata media della procedura sia intorno ai 3 minuti.

Il cofondatore e presidente di Stripe, John Collinson, ha voluto sottolineare che “un processo di pagamento con errori equivale a guidare con il freno a mano tirato: è completamente evitabile e rallenta il proprio business”. La dichiarazione si pone in continuità con la tendenza che vede sempre più attività economiche creare canali di vendita online.

Soluzioni a firma Stripe

Dal canto suo, Stripe ha annunciato recenti aggiornamenti ai propri Stripe Checkout e Stripe Elements, due soluzioni che intendono migliorare il flusso di pagamenti per gli e-commerce.

Checkout è un gateway di pagamento predefinita e che le imprese possono personalizzare aggiungendo il logo, i colori e gli elementi dell’azienda. Elements invece è un insieme di strumenti preconfigurati che si possono integrare alle proprie pagine di pagamento. Entrambi i servizi permettono alle imprese di disporre di 50 metodi di pagamento e di accettare fino a 135 valute diverse.

L’aggiornamento annunciato da Stripe che sembra essere più atteso è quello legato al miglioramento dell’algoritmo, capace di individuare la modalità di pagamento solitamente scelta dall’utente e determinando così un 3% in più a livello di tasso di conversione.