Il roaming fraudolento crescerà del 700% nei prossimi 5 anni

Il roaming dati fraudolento raggiungerà i 218 petabyte nel 2028, trainato dall’evoluzione di sofisticate tecniche di frode.

In un mondo globalizzato e interconnesso, il roaming dati è parte della vita quotidiana.

 

Secondo i dati del rapporto Global Roaming Fraud 2023-2028, a cura di Juniper Research, il roaming dati crescerà dai 230 mila petabyte (TB) attesi per fine 2023 a 2,2 milioni PB nel 2028, aumento trainato dalla proliferazione delle connessioni 5G e dall’uso intensivo di dati.

 

Questi dati sembrano nettamente positivi, ma ovviamente, come per tutte le cose, esiste un lato oscuro, visto che questa crescita comporterà anche maggiori opportunità di frode. E le cifre in tal senso non sono affatto irrisorie.

Juniper Research stima che il roaming dati fraudolento vedrà un vertiginoso +700% nei prossimi 5 anni, raggiungendo i 213 PB e nel 2028 le perdite mondiali per i gestori telefonici a causa di queste frodi supereranno gli 8 miliardi di dollari

Questo si deve al fatto che la rete locale non può esigere un pagamento a un utente se questo ottiene l’accesso al servizio tramite un’attività fraudolenta, generando così perdite monetarie importanti.

Per di più, il rischio di frode in roaming potrebbe dissuadere gli utenti regolari clienti di gestori dall’utilizzare pacchetti roaming in viaggio, il che determinerà mancati guadagni e quindi ulteriori perdite per gli operatori.

Allo stesso modo, gli operatori rischiano di vedere la propria reputazione rovinata visto che i danni causati dalle frodi impattano negativamente sull’immagine del brando, provocando a volte una fuga di clienti verso la concorrenza.

Juniper Research identifica diversi tipi di frode in roaming. Uno di questi è la clonazione della scheda SIM, processo con cui un truffatore accedere alla scheda SIM di un utente regolare e la utilizza per fini illeciti, come realizzare chiamate o utilizzare servizi dati mentre l’utente si trova all’estero. Questo può provocare costi per il cliente e, al contempo, ridurre le entrate del gestore.

Esistono poi casi in cui i truffatori accedono alla scheda SIM e si impossessano di questa con l’obiettivo di rubare l’identità del proprietario e sottrarre al malcapitato il controllo di suoi dispositivi. In questo modo, i criminali possono farsi passare per il legittimo titolare e accedere a altri account o usare servizi di roaming a spese del titolare e dell’operatore.

Altro esempio è la frode della sim box, con cui i truffatori utilizzano diverse schede SIM per realizzare chiamate internazionali tramite reti locali, sfruttando così la differenza di prezzo tra i prezzi delle chiamate ed eludendo i costi delle chiamate fuori dallo stato.

Questo metodo è molto simile a quello chiamato roaming bypass ovvero la manipolazione dei registri chiamate perché siano riconosciute come chiamate locali ed evitando così i costi delle chiamate internazionali.

Altra opzione è la frode con sottoscrizioni, ovvero quando i truffatori utilizzano un’identità rubata per iscriversi a diversi servizi di roaming, provocando così che gli operatori debbano fare sforzi enormi per rintracciare la fonte dell’attività fraudolenta che danneggia le proprie entrate.

A conclusione, Juniper Research parla della frode internazionale di entrate condivise (IFRS, dalla sigla in inglese) in cui i truffatori manipolano modelli di chiamata e sfruttano modelli di ripartizione di entrate facendo leva su numeri a tariffazione premium internazionale (IPRN) in luoghi con costi maggiori, godendo dell’accordo di ripartizione dei proventi tra operatori e incidendo sul traffico.

Questi sistemi di frode sono spesso collegati al cosiddetto SMS pumping, un’importante minaccia economica e reputazionale per ogni società al mondo.